Beirut, capitale del Libano, 1 milione e mezzo di abitanti (su una popolazione totale di 4 milioni è mezzo), è la città che non ti aspetti e visitarla per un weekend è assolutamente una scoperta. La luce, l’energia della gente, la vitalità dei luoghi, i segni di un passato doloroso e neppure troppo lontano nel tempo, fanno di questa città araba ma legata alla Francia da un passato coloniale (è definita anche la “Parigi” del Medio Oriente), una destinazione suggestiva e stimolante dove la parola d’ordine è “divertirsi e vivere ogni istante della vita al massimo”.
Non fatevi scoraggiare dal traffico e dal rumore di clacson che vi assalgono appena appena fuori dall’aeroporto. E’ assolutamente normale e imparerete a conviverci. Per non avere sorprese con i tassisti che parlano poco l’inglese, contrattate prima il costo di ogni corsa oppure fate come noi.
Sceglietevi un driver di fiducia tra i numerosissimi service (taxi meno cari) e nominatelo vostro autista ufficiale. Con l’equivalente di 50 euro al giorno Raymond ci ha scorrazzato dalla mattina alla notte in totale sicurezza, assecondando ogni nostra richiesta e senza sorprese.
Non basta un weekend per scoprire Beirut. Bisogna tornarci più volte per viverla fino in fondo, assaporando l’atmosfera dei vari quartieri, saltando da un locale e all’altro, parlando con la gente, gustando l’ottima cucina libanese e visitando i siti archeologici straordinari dell’età fenicia e romana.
Beirut: dove dormire
La scelta con un buon rapporto qualità-prezzo è il Monroe Hotel (www.themonroehotels.com), sul lungomare davanti al ben più celebre Hotel Phoenicia, 10 minuti a piedi dal centro pedonale, prenotabile su Booking.com (www.booking.com) approfittando delle numerose promozioni.
Le scelte d’autore invece sono l’Hotel Albergo (www.albergobeirut.com) della catena Relais & Chateaux (www.relaischateaux.com), il Villa Clara boutique hotel (www.villaclara.fr) una casa privata trasformata in hotel tra le proposte di Les Collectionneurs (www.lescollectioneeurs.com) e il Le Gray (https://www.campbellgrayhotels.com/le-gray-beirut/) dei Leading Hotels of the World (https://it.lhw.com) a cui abbiamo dedicato una recensione per la sua unicità. Andate sui loro siti e vi innamorerete delle location, una più chic e originale dell’altra!
Beirut: dove mangiare
Se non alloggiate all’Hotel Albergo, andateci almeno una volta a mangiare. Il ristorante, all’ultimo piano dell’edificio, si chiama “Al Dente” e propone specialità italiane e libanesi (ottimi i profumati vini bianchi locali e il sorbetto alla rosa) ma al di là del menu il luogo merita per l’atmosfera intima da salotto privato che si respira tra divani a fiori e poltrone di velluto.
L’Hotel Albergo è in una palazzina degli Anni ’30, nel quartiere cristiano di Ashrafieh al centro di Beirut, restaurata da Jacques Garcia, lo stesso designer del famoso hotel parigino “Costes” (www.hotelcostes.com)
L’altro must è Liza, eletto da Condé Nast Traveler uno dei ristoranti più belli al mondo. Anch’esso si trova nel distretto di Ashrafieh, al secondo piano di un palazzetto del 18esimo secolo trasformato dall’interior designer Liza Asseily e da suo marito in ristorante.
Le varie sale sono separate da magnificenti vetrate in stile ottomano, ogni ambiente ha un tema e rivestimenti alle pareti diversi che raccontano la storia di Beirut. La cucina, rigorosamente libanese: fresca, leggera e abbondante. Come lo è la tavolozza di mezzeh che riempiono ciascuna tavola accompagnate da pane arabo. Un “gemello” di Liza è stato aperto anche a Parigi.
Beirut: cosa vedere
Durante il soggiorno a Beirut non possono assolutamente mancare le visite al Museo Nazionale e al Museo Sursock. Il primo è uno dei simboli della rinascita di Beirut. Riaperto dopo 40 anni di chiusura, conserva importanti reperti archeologici dall’età della preistoria al Medioevo.
Una collezione unica al mondo di sarcofagi antropomorfi, mosaici, statue e anfore di epoca fenicia, greca e romana. Persino alcuni resti ossei dell’homo sapiens. Il museo era stato distrutto durante la guerra civile (dal 1975 al 1990), ma le opere furono salvate con un artificio: la costruzione di pareti di cemento armato che le hanno protette come potrete scoprire guardando il filmato all’ingresso del museo. Il piano sotterraneo con affreschi e sarcofagi è stato aperto grazie al contributo dello stato italiano.
L’altro museo da non perdere è il Sursock (https://sursock.museum/), un palazzo privato magnifico nel cuore della città aperto al pubblico dal 1961. Era la residenza privata di Nicolas Sursock (mecenate di una delle 7 famiglie più ricche del Libano) che lo ha donato alla città trasformandolo in un museo di arte contemporanea con una collezione permanente e mostre temporanee di artisti locali.
Se si va a Beirut vanno messe in conto almeno due escursioni: Byblos e Baalbeck. Noi abbiamo visitato Byblos, a un’ora dalla capitale, sito risalente a 7 mila anni fa. Avamposto commerciale dei Fenici e successivamente dei Romani. Nel parco archeologico costellato di reperti campeggia un castello medievale. Il centro è molto animato e pieno di negozi di souvenir. D’obbligo un pranzo sul porticciolo da Pepe Fishing Club, ristorante frequentato negli anni ’70 da Brigitte Bardot e dal jet set internazionale oppure, nel più economico, Bab El Mina.
Sul Lungomare di Beirut fermatevi al Petit Cafè, davanti alle Pigeon Rocks, i faraglioni della città, e poi fate due passi oppure jogging sulla Corniche, fino a Zaitunay Bay, il porto turistico della città con ristoranti e bar eleganti. Qui si trova il celebre Hotel Phoenicia, interamente ricostruito e a fianco l’Holiday Inn, rimasto sventrato e mai riaperto dai tempi della guerra civile.
Davanti al mare c’è ancora la sagoma del Saint George Hotel che andò completamente distrutto durante l’attentato mortale nel 2005 all’allora premier Rafiq Hariri con 22 morti. Oggi il suo posto al governo è stato preso dal figlio Saad Hariri.
Puntate poi su Downtown, che si sviluppa tra Piazza dei Martiri dove svetta la Moschea Al-Amin con la sua cupola turchese e Piazza Nijmeh. Questa parte del centro è pedonale e chiusa al traffico. Poco distante dalla Moschea, la Cattedrale maronita di S.Giorgio, affacciata sulla zona archeologica e al centro della piazza la Torre con l’orologio Rolex.
Beirut, città dai mille volti
Beirut è davvero una città dai mille volti. Ci sono ancora le testimonianze della guerra civile come la “casa gialla” Beit Beirut (ex abitazione privata di un dentista) da cui i cecchini sparavano sulla linea del fronte, la “green line” Damasco Road che divideva la parte musulmana da quella cristiana e che porta ancora (come molti edifici) i segni dei bombardamenti. L’edificio è oggi un Museo della Città di Beirut (www.beitbeirut.org) ed ospita gallerie d’arte.
Beirut è attualmente un cantiere. Ovunque si trovano gru per la costruzione di edifici e grattacieli. Uno dei tanti simboli della rinascita è il Saifi Village (www.saifivillage.com), con le sue case colorate perfettamente restaurate, sullo stile del Marais parigino, pullulante di boutique e negozi d’arte. C’è poi la Beirut autentica, quella del quartiere Hamra dove si concentra la maggioranza musulmana.
Beirut e la movida
Armenia Street, Mar Mikhael e Gemmayze sono invece le zone fané ma molto trendy dove si concentrano i locali e i bar più alla moda della capitale, mete obbligatorie della movida notturna insieme a Monot, l’altra strada dove si respira lo spirito bohemien della città tra edifici coloniali, gallerie d’arte e locali alla moda, in cui è d’obbligo divertirsi.
Abbiamo trascorso le nostre serata all’Almodovar, il Pub Radio Beirut e l’Internazionale, mentre nell’after hours abbiamo raggiunto il B018, una discoteca all’interno di un bunker costruito durante la guerra civile. Il proprietario aveva capito l’importanza della musica come terapia per curare lo choc del conflitto. Mentre fuori c’erano i bombardamenti, sotto terra ci si divertita e si ballava.
Anche da questo si capisce lo spirito della popolazione. E’ un luogo di riferimento per i cultori delle ore piccole. Il locale si anima verso le 3 del mattino e chiude all’alba. I non fumatori rischiano di soffrire un po’ perchè non c’è alcun divieto di fumare (www.b018.com)
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