Torna dopo tre anni di stop forzato, causa pandemia, la Biennale d’Arte di Venezia 2022 alla sua 59esima edizione. La più antica rassegna internazionale nata nel 1895 e rivolta alle arti contemporanee è un appuntamento immancabile per Sorelle su Marte e per chi si occupa di arte come Valentina. Ma anche per i non addetti ai lavori consigliamo di visitare almeno una volta nella vita la prestigiosa esposizione per conoscere il meglio dell’arte di oggi proveniente da tutto il mondo.
Il percorso si snoda tra i Giardini e l’Arsenale con 80 partecipazioni nazionali unitamente ad una serie di iniziative satellite in laguna. Venezia per l’occasione diventa un museo a cielo aperto, una vera palestra per gli occhi. Noi l’abbiamo vissuta nei quattro intensi giorni di preview tra opening, party ed eventi collaterali. Ecco i nostri consigli sulle cose imperdibili di questa Biennale d’Arte di Venezia 2022.
Biennale d’Arte di Venezia 2022: The milk of dreams (Il latte dei sogni)
The milk of dreams (Il latte dei sogni) è il titolo poetico che Cecilia Alemani, la curatrice italiana residente a New York, ha scelto per la mostra internazionale. Dà il nome all’intera Biennale, aperta al pubblico da fine aprile per sei mesi fino al 27 novembre 2022.
Il titolo scelto è tratto da un libro di favole per bambini di Leonora Carrington, un racconto legato a una dimensione onirica, un viaggio immaginario attraverso la metamorfosi del corpo, la possibile trasformazione in qualcos’altro e la ricerca della propria identità. Il corpo nelle sue varie declinazioni è il protagonista assoluto di questa edizione.
Come sta cambiando la definizione di umano? Cosa è l’umano e il non-umano? Come sarebbe la vita senza di noi? Sono solo alcuni degli interrogativi che fanno da sfondo alla mostra Il latte dei sogni che si snoda tra il Padiglione centrale ai Giardini e le Corderie dell’Arsenale. Si indaga sulla relazione tra gli individui, le tecnologie e i legami che si intrecciano fra i corpi e la terra tenendo inevitabilmente conto del momento storico della pandemia.
Sono 213 gli artisti e le artiste in esposizione provenienti da 58 nazioni per un totale di 1433 opere visibili. Si potrebbe definire la Biennale delle donne con una presenza record al femminile dell’80%. Domina la cultura nera, il gusto tribale, il linguaggio grafico, le arti applicate come il ricamo, la ceramica e tanto colore.
Biennale d’Arte di Venezia 2022: i padiglioni da vedere all’Arsenale
Tra i padiglioni in cima alla nostra lista c’è quello dell’Italia ubicato all’Arsenale, che quest’anno avrebbe almeno meritato una menzione. Per la prima volta nella storia della Biennale il Padiglione Italia è stato affidato a un unico artista: Gian Maria Tosatti (classe 1980), scelto dal curatore Eugenio Viola e sponsorizzato dalla maison Valentino. Storia della Notte e Destino delle Comete è il titolo evocativo scelto per rappresentare il nostro paese.
Un viaggio temporale nell’Italia che fu e che sarà. Scriveva S. Agostino nelle sue lettere: “I tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Il presente del passato, che è la storia, il presente del presente, che è la visione, il presente del futuro che è l’attesa”. Questa citazione diviene calzante per l’immagine che l’artista ha voluto rappresentare. Il percorso ha un impianto teatrale. Si entra uno alla volta e in silenzio dentro una gigantesca fabbrica dismessa, la fabbrica dei sogni dell’Italia del boom economico.
Una luce calda di fine giornata lavorativa filtra attraverso finestroni industriali che illuminano i grandi macchinari spenti. Un giradischi d’altri tempi diffonde le note di Senza fine, il capolavoro di Gino Paoli. Il percorso prosegue entrando in un secondo grande ambiente, l’area di decompressione asettica, la stanza-ossigeno con grandi tubi che calano dal soffitto.
Si sale poi una scala e si entra in un altro ambiente attraverso una porta che cigola. Come in un film si cambia scena e ci si ritrova in un appartamento, la casa del padrone con il pavimento in graniglia anni Sessanta, la carta da parati sbiadita e i letti senza materassi. C’è anche un telefono vintage a parete, solitario ma funzionante, perchè effettivamente collegato a una linea.
L’atmosfera è spoglia, priva di vita, da qui una finestra affaccia su un altro set dove file di banchi con macchine da cucire Singer, equipaggiate di rocchetti di filo turchese da srotolare, sembrano pronte per essere messe in funzione. In realtà sono ferme, nessuna operaia è sul posto, la produzione è cessata, nessun rumore nell’aria. A questo punto si attraversano nuovi ambienti occupati da trabattelli fino ad un molo circondato dall’acqua e dal buio.
Si resta in attesa, in fondo piccole luci ad intermittenza, forse lucciole, segnalano un barlume di speranza. “Darei l’intera Montedison per una lucciola”, scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1975, parole da cui Tosatti ha preso spunto per la sua opera che indaga il concetto stesso di progresso dell’umanità. Oggi che il grande sogno industriale se ne è andato e una pandemia è ancora in atto, cosa ci attende per il futuro? Le lucciole lasciano presagire un messaggio positivo.
Sempre all’Arsenale consigliamo di visitare il suggestivo Padiglione di Malta dal titolo Diplomazija Astuta rappresentato da vari artisti tra cui l’italiano Arcangelo Sassolino. Una reinterpretazione in versione cinetica della pala d’altare maltese di Caravaggio, la Decollazione di San Giovanni Battista, custodita a La Valletta.
Attraverso la tecnologia a conduzione, piccole gocce di acciaio infuso cadono dal soffitto all’interno di sette vasche colme d’acqua: ognuna sta a rappresentare un soggetto del famoso dipinto. Un’installazione altamente coinvolgente dove la brutalità della scena caravaggesca viene riportata ai giorni d’oggi.
Biennale d’Arte di Venezia 2022: i padiglioni da vedere ai Giardini
Passeggiando tra i Giardini della Biennale colpisce lungo il viale principale il Padiglione della Russia che per questa edizione è chiuso, sbarrato. Tra i nostri preferiti il Padiglione Francia. Non fatevi scoraggiare dalla fila ma merita davvero una visita.
E’ rappresentato dall’artista franco-algerina Zineb Sedira, nata nel 1963, con l’opera I sogni non hanno titolo. Il padiglione è un set cinematografico tra finzione e realtà: varcato l’ingresso sembra di entrare in un sogno. Due eleganti ballerini danzano un tango e ci si trova dentro la scena senza neanche accorgersene.
Tutto è studiato nel dettaglio: persino il calice di vino rosso algerino sul bancone accanto alla bottiglia. Il padiglione è un omaggio al cinema francese e a quello italiano glorioso degli anni Sessanta attraverso un insieme di ricordi, scene fotografiche, suoni, collage, ambientazioni. Una parete colma di pizze cinematografiche offre uno scenario immersivo che racconta il passato coloniale della Francia, la storia dell’Algeria, l’amore per la danza e la musica. Il percorso si conclude in una sala cinematografica che proietta un video dell’opera.
La Gran Bretagna ha affidato il suo Padiglione a una donna di colore: Sonia Boyce nata nel 1962. Feeling Her Way è una videoinstallazione musicale composta da una serie di maxischermi distribuiti in stanze tappezzate da wall paper multicolor con sedute e sculture dorate simili a meteoriti.
In loop si ascoltano le esibizioni di cinque voci femminili che si alternano, si sovrappongono, si uniscono: un omaggio alle afro-discendenti e al loro ruolo nel panorama musicale britannico. Il padiglione britannico è stato premiato con il Leone d’Oro come miglior Padiglione Nazionale, un premio che va per la prima volta a un’artista nera inglese.
Simone Leigh (classe 1967) è la prima donna nera a rappresentare il Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia. La sua ricerca spazia tra diversi media: scultura, installazioni, video e performance. Il suo lavoro esplora la soggettività femminile nera, soffermandosi soprattutto sull’analisi dell’emarginazione delle donne afroamericane nella storia.
Il padiglione è coperto con un tetto di paglia e all’esterno campeggia un gigantesco totem femminile. Sovereignty è il titolo del lavoro che comprende una serie di creazioni matriarcali dai corpi levigati come veneri del terzo millennio. L’artista è stata premiata con il Leone d’Oro come migliore partecipazione alla mostra.
Nella nostra ideale classifica vale una sosta il Padiglione del Belgio con la personale di Francis Alÿs (Anversa 1959). Grandi schermi si alternano a una serie di delicate pitture formato postcard. Il tema è il gioco dei bambini come immagine del divertimento contrapposta al crudo realismo. Accanto si trova il Padiglione della Spagna. L’intervento sembra minimo: le pareti interne sono state spostate di appena 10 gradi angolari, l’inclinazione necessaria per allinearlo agli altri padiglioni. Lo spazio si presenta vuoto e completamente bianco.
Il Padiglione della Corea è sempre molto hi-tech. Basandosi sulla ricerca transdisciplinare l’artista coreano Yunchul Kim ha creato un’installazione che ricorda un gigantesco serpente arrotolato, in perenne ma lento movimento. Le vertebre sono costituite da piccoli monitor che trasmettono video cangianti sincronizzati con il ritmo del serpente.
Al di là dei Giardini si attraversa il ponticello e si raggiunge l’isolotto di Sant’Elena dove si trova il Padiglione della Grecia che mostra una versione odierna della tragedia di Edipo da vivere con l’ausilio di visori per la realtà aumentata.
Il Padiglione Brasile accoglie e saluta i visitatori con due enormi orecchie al posto delle porta di entrata e uscita e il Padiglione Venezia ospita il duo di artiste italiane Goldschmied&Chiari con l’opera Portali & Magnifica, un tempio celebrativo della femminilità multiforme. Specchi giganti sui quali sono fissati scatti fotografici speculari che raffigurano combinazioni di fumogeni colorati fanno da contraltare ad una serie di vasi in vetro soffiato di Murano che ricordano bocche femminili e piante carnivore.
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