Una visita alle cave di Carrara, il bacino marmifero più grande del mondo, ha una grande potenza evocativa. Immaginare che da duemila anni, ininterrottamente, l’uomo, sfidando una natura impervia ma anche molto generosa, continui a tagliare le montagne per estrarre blocchi di marmo candidi e trasformarli in opere d’arte o rivestimenti lussuosi che adornano chiese e residenze imperiali, ha un significato ancestrale.
Un viaggio nelle origini del mondo, un percorso che racconta la fatica immane degli uomini, l’amore per la materia, il genio artistico di chi la plasma e la trasforma in opere che restano nella storia. L’idea di una visita approfondita a Carrara è nata proprio da questo. Tante volte mi è capitato di attraversare le Alpi Apuane, così maestose e prorompenti con i loro crinali così bianchi da sembrare coperti di neve. Quei canaloni sono in realtà le decine di cave attive, se ne contano almeno 80, che dal tempo degli antichi romani, scopritori del bacino marmifero, estraggono la pietra lucente (dal latino marmoris) conosciuta in ogni angolo del pianeta.
Se desiderate “immergervi” nella cultura del marmo avrete bisogno di almeno un paio di giorni. Il mio consiglio è di fare base a Carrara evitando le distrazioni della Versilia più mondana. E di affidarvi ad un buon tour operator e a guide esperte. Io ho scelto Luna e Tours per la varietà nell’offerta di escursioni tutte realizzabili in modalità individuale. Ho fatto una bella chiacchierata con Umberto Cattani, uno dei responsabili dell’agenzia, e insieme abbiamo concordato un tour complessivo di un giorno mezzo per scoprire tutti i segreti del pianeta marmo. Umberto mi ha anche fornito una lista completa di strutture dove poter alloggiare e mangiare.
Carrara e l’industria del marmo
Carrara possiede il bacino marmifero più imponente al mondo. Una fonte apparentemente inesauribile se si pensa che da oltre duemila anni, esattamente dal 177 a.c. con l’arrivo degli antichi romani che fondarono Luni (il primo insediamento della Carrara storica diventato oggi sito archeologico) si continua a estrarre senza sosta il prezioso materiale così richiesto in tutto il mondo. Il sistema di gestione delle cave è piuttosto complesso: per metà sono statali, l’altra metà è privata con concessioni di 29 anni rinnovabili.
Nella cava-museo di Fantiscritti, visitabile con o senza una guida, è descritto molto bene il percorso del marmo a partire dalle modalità di estrazione, il trasporto e la lavorazione finale. Si è passati nei secoli dal piccone e martello, al filo elicoidale (lo stesso metodo utilizzato per tagliare le statue del sito egiziano di Abu Simbel), al filo diamantato di ultima generazione che consente di tagliare 7 centimetri l’ora, contro i 7 centimetri al giorno del precedente metodo. Prima del trasporto su gomma fino agli anni’60, i blocchi di marmo pesanti svariate tonnellate, con il sistema della lizzatura venivano fatti scivolare dalle montagne su slitte in legno. Dalla fine degli anni ’70 la produzione è cresciuta in modo esponenziale e si è estratto più marmo di quanto non sia stato fatto in duemila anni.
E’ utile visitare anche una segheria del marmo per osservare il processo di lavorazione dallo stato grezzo della pietra al prodotto finale: pavimenti, rivestimenti, piani cucina. In esposizione si trovano tutte le varianti del marmo di Carrara: marmo statuario (quello usato da Michelangelo Buonarroti), il bardiglio più scuro, il nuvolato e il calacata, la qualità più pregiata.
Per comprendere quanto sia arduo il lavoro di uno scultore basta entrare nel laboratorio-atelier di Michele Monfroni (che ha ereditato dal padre questa attività) e provare a usare martello e scalpello. La durezza del materiale è tale che occorre molta forza “mirata” per scalfirne, anche di poco la superficie. Per Michele, che è un artista-artigiano e realizza opere su commissione (ha da poco scolpito un enorme coronavirus in marmo per non dimenticare la pandemia), la forza è governata dalla mente. Solo così non si sente la fatica.
www.marmomonfroni.it – www.sculturamonfroni.com
Carrara, la Cava Gioia e il murale di Kobra
Il trekking è l’esperienza ideale per vivere in modo immersivo la morfologia delle Alpi Apuane. Può essere programmato al mattino o nel pomeriggio a seconda delle condizioni meteo e della temperatura. E’ molto importante affidarsi ad una guida esperta. Anna Fabrizi di Luna&Tours ci ha condotto in sicurezza lungo un percorso ad anello di 8 chilometri che parte dal borgo di Colonnata, più famosa per il lardo che per il marmo.
La prima parte nel bosco è un po’ più ripida con un dislivello di 500 metri fino al monte Tamburone. Si arriva al crinale da dove appare una fantastica vista della Cava del Canal Grande (acquisita qualche anno fa da una cooperativa in cui figura la famiglia Bin Ladin).
Il paesaggio è davvero straordinario perché si vedono le cave in attività, i cavatori al lavoro e la natura che nonostante tutto continua ad accogliere l’uomo. Meta del trekking la Cava Gioia, nel suo punto più elevato e oggi dismesso che ospita sulla facciata di fronte al mare un suggestivo murales dello street-artist brasiliano Kobra. Raffigura il David di Michelangelo ed è uno scorcio decisamente instragrammabile.
E’ considerato un’incompiuta perché la mano doveva essere colorata come il volto mentre è rimasta in chiaroscuro. Si parla di Carrara e si pensa a Michelangelo Buonarroti che andava personalmente nelle cave a scegliere i blocchi di marmo per le sue opere. Cava Polvaccio, oggi chiamata Cava Michelangelo, è l’unica d cui parla l’artista in alcuni suoi scritti. Qui venne estratto il marmo utilizzato per scolpire La Pietà. Il rientro a Colonnata è sulla cresta della montagna e all’interno del bosco. La discesa è più lunga dell’andata. Non vi scoraggiate e tirate dritto! Anche perché a Colonnata vi aspetta una sorpresa.
Carrara e Colonnata
Colonnata è forse più conosciuta per il lardo che per il marmo. Ospita ben 17 larderie ma in realtà è il borgo più vicino alle 3 valli marmifere dove vivono ancora tanti cavatori. Un mestiere pericoloso e affascinante, tramandato di padre in figlio visto che non esistono scuole. Il lardo di colonnata è un mix ottenuto dalla carne di maiale (la parte più grassa) condita con sale, spezie e stagionata 6-7 mesi in vasche di marmo. Il resto lo fa il microclima di Colonnata che conferisce al lardo un sapore unico e alcuni plus nutrizionali. Sviluppa infatti la produzione di colesterolo buono e viene indicato dai medici proprio per combattere il colesterolo cattivo.
Dopo un trekking di 8 chilometri il pranzo del cavatore è la giusta ricompensa: focacce della Lunigiana alle erbe, giardiniera e tagliere di formaggi e salumi con l’immancabile lardo accompagnato da un frizzantino rosso.
Ad accoglierci il Lard Rock Cafè (tel. 329 2951582). Un nome, un programma!
Se volete acquistare lardo andate alla Stazione di Colonnata di Bruna Guadagni – www.lardo-lastazione.com
Carrara: a passeggio per la città
Carrara è poco conosciuta. Consiglio vivamente una visita guidata nel centro storico. Passeggiando si incontrano Palazzo Malaspina (la famiglia dei signorotti locali che governarono per decenni la città), Piazza Gramsci con al centro l’installazione Floating Stone realizzata dall’artista americano Kenneth Davis: è una sfera rotante in marmo del diametro di un metro e del peso di 2 tonnellate che fluttua in equilibrio sul getto dell’acqua.
Molto intriganti i vicoli della Carrara medievale con le botteghe storiche degli artigiani del marmo e le loro insegne, Piazza Alberica, il Palazzo dell’Accademia delle Belle Arti che conserva 8 gessi originali di Antonio Canova, il Duomo di S. Andrea con la facciata densa di simbolismi e l’interno totalmente in marmo, la casa dove ha trascorso alcuni mesi Michelangelo Buonarroti. Alle donne di Carrara che il 7 luglio del 1944 fermarono un commando tedesco intenzionato ad evacuare la città, è dedicato un murales in Piazza delle Erbe.
Non dimenticate di provare la farinata di ceci a base di farina di ceci, acqua, sale e olio, cotta su piastra e servita calda con una spolverata di pepe.
Se cercate un’occasione per visitare Carrara sappiate che ogni anno d’estate si svolge il White Carrara Downtown, un festival dedicato all’arte del marmo con un ricco calendario di esposizioni, eventi e iniziative conviviali durante un’intera settimana.
Carrara: come arrivare
Meglio in auto per avere più autonomia. Il viaggio dura circa 4 ore da Roma, sia se si sceglie l’A1 in direzione Firenze, sia la strada del mare, l’Aurelia intervallata da tratti di autostrada.
Carrara: dove dormire
La scelta di alloggi non è vastissima. Ho optato per un b&b sui colli a 5 minuti dal centro ma non nella ztl. Mìkeme è un ottimo compromesso. Nuovo di zecca è stato realizzato all’interno di una vecchia casa di campagna.
Dispone di 6 camere super confortevoli con i pavimenti in marmo, un arredo di design, bagni ampi e letti molto comodi. Ha un parcheggio interno, un giardino e una sala colazioni accogliente con preparazione espressa. Mìkeme è un modo di dire dei carrarini: “guarda che…” . Marco, titolare insieme al cognato del b&b, è tra l’altro una guida esperta del marmo.
Carrara: dove mangiare
– Dalle Zie di fronte al duomo di Carrara propone cucina locale molto gustosa. Chiuso il lunedì. Per prenotazioni: 0585-70728
– La Terrazza del Delfino per una cena sul mare alla Marina di Carrara. E’ anche uno stabilimento e ha camere in affitto. Propone specialità di pesce. Consigliati gli spaghetti alla bagna verde, antica ricetta carrarese . hoteldelfinomarinadicarrara.com
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