Pensavo ad un viaggio a Bali da tanto tempo. Ma ero combattuta tra gli entusiasti e i detrattori. Il mare obiettivamente non è tra i più belli, è diventata troppo turistica e commerciale, c’è un traffico folle…Giudizi contrapposti ma per valutare un luogo bisogna visitarlo e viverlo.
Cosa mi è piaciuto di più? La prima risposta è la gente. Quello che colpisce dell’isola: persone sorridenti, gentili, oneste. Scoprire durante un viaggio a 15 ore di volo dall’Italia che chiunque incontrerai non cercherà mai di fregarti è stato per me uno dei valori aggiunti di questo viaggio. Ovviamente tra le attrazioni dell’isola c’è la natura più del mare e in generale il vibe mistico-meditativo che rende estremamente rilassanti alcuni momenti. Per non parlare dei massaggi balinesi. Un must che vi concederete almeno una volta al giorno visto il costo dei trattamenti, l’equivalente di 8-10 euro.
Ho scelto di andare a fine settembre, il periodo forse più indicato per Bali. Negli stessi giorni si celebrava il Galungan, la festività balinese paragonata al nostro Natale/Capodanno. Si festeggia ogni 210 giorni, quasi due volte l’anno e dura 10 giorni. Tutte le città e i villaggi sono addobbati e la gente è felice.
A settembre è appena terminata l’altissima stagione (luglio e agosto) e non è ancora iniziata quella delle piogge. L’itinerario è stato scritto e riscritto più volte. Ho previsto 12 notti piene articolate in 6 differenti tappe (2 notti per ciascuna). Forse un po’ troppo intenso per gli spostamenti non propriamente agevoli a Bali ma utile per avere un’idea abbastanza completa dell’isola e delle sue isole minori, che vanno assolutamente inserite.
Importante anche la scelta della compagnia aerea. Qatar Airways da Roma via Doha ha un piano voli perfetto, un transito breve e aerei nuovissimi e confortevoli anche in classe economica, con un’ottima offerta di enterteinment, cibi e bevande di livello.
L’altro punto fermo e individuare un autista serio, fidato e onesto con cui concordare l’intero itinerario. Diventerà il vostro angelo custode e oltre a garantire gli spostamenti tra una località e l’altra coprirà anche tutta la parte relativa alle escursioni.
Io ho trovato due fratelli con lo stesso nome: Dewa, molto diffuso sull’isola. Hanno auto nuove, spaziose, pulite, sono puntualissimi e in base alle vostre richieste stilano il programma più adatto. Il costo degli spostamenti viene calcolato in anticipo, non ci sono sorprese e si paga di volta in volta in rupie indonesiane.
Per avere un’idea del budget nell’arco di tutto il mio soggiorno abbiamo speso per i transfer in due l’equivalente di 200 euro (100 euro a testa) per raggiungere i luoghi di interesse e gli hotel. Dewa si è anche occupato di prenotare i biglietti dei fast-ferry per raggiungere Nusa Penida e Gili Air.
Ha custodito a casa sua il bagaglio della mia amica quando siamo andate sulle isole e ci ha deliziato con le noci di cocco del suo giardino ad ogni pick up, oltre a fornirci di impermeabile in caso di pioggia. Un’assistenza davvero completa. Per questo se pensate di andare a Bali è un contatto super consigliato. Lo trovate a questo numero su whatsapp:
Dewa +62 859 5623 9328.
Itinerario a Bali: Da Uluwatu a Ubud (6 notti)
L’atterraggio sull’isola di Bali avviene di solito la mattina presto. Va pagato un visto in arrivo in aeroporto di 30 euro. Consiglio di comprare una sim card mentre il cambio è meglio farlo fuori dall’aeroporto perchè più vantaggioso, ma sempre in chioschi ufficiali: 1 euro vale 16.700 rupie. Preparate portafogli capienti perchè vi sembrerà di essere milionari.
Il Bulgari Resort Bali – Uluwatu (1°tappa)
Ho trascorso le prime 2 notti ospite del Bulgari Resort Bali ad Uluwatu, un promontorio nell’estremo sud sferzato da onde eccezionali che richiamano surfisti da tutto il mondo. Un inizio di viaggio decisamente in grande stile. Inaugurato nel 2006 su una scogliera a 160 metri di altezza dal mare è il luogo dove si fondono in una magica alchimia cultura locale, cucina, design e sostenibilità.
Nel Bulgari Resort Bali il concetto di lusso va oltre l’immaginario comune perchè all’esclusività del servizio si aggiunge la connessione emotiva che il cliente riesce a instaurare con il luogo, il personale e la cultura locale.
https://www.bulgarihotels.com/en_US/bali?scid=f2ae0541-1279-4f24-b197-a979c79310b0
Uluwatu è famosa per il suo tempio Pura Luhur, il più antico dell’isola (risale a 11 secoli fa) meta di turisti e fedeli dove consiglio di fare una visita al tramonto per assistere allo spettacolo del fuoco. Ma bisogna fare attenzione alle scimmie che popolano il luogo. Sono sempre affamate e molto aggressive: rubano cellulari e occhiali in cambio di cibo. E’ importante non distrarsi mai quando si scattano foto.
Tornando al Bulgari Resort ho soggiornato in una delle villas affacciata sul mare con un elegante patio esterno, piscina privata e doppia sala da bagno al chiuso e all’aperto nel tipico stile balinese. Quello che fa la differenza rispetto ad altre strutture di pari livello sono i mille dettagli, il servizio, l’esperienza. Ogni unità ha a disposizione un maggiordomo 24 ore su 24.
Già prima di arrivare si viene contattati su whatsapp dal responsabile dell’assistenza che crea una chat utilissima per tutte le richieste durante il soggiorno. Visnu, un giovane balinese di 23 anni dal sorriso e dai modi dolcissimi è stato sempre attento ad ogni richiesta e veloce nell’esaudirla.
Non esistono fasce orarie nel servizio. Sono disponibili 24 ore su 24 lezioni private di yoga così come il menu della prima colazione. La piscina principale è sempre fruibile giorno e notte e nel soggiorno sono incluse l’escursione in un villaggio locale con la visita nella casa di un pescatore e la cerimonia indù di purificazione Melukat, svolta in forma personalizzata nel tempio del resort.
Un sacerdote balinese svolge la funzione, agli ospiti viene fatto indossare il sarung (un pareo colorato che copre le gambe). Il rito di mezz’ora ha una finalità beneaugurante: allontana malattie, malocchio e favorisce la buona sorte. L’accesso alla spiaggia è garantito da una funicolare che scende per 160 metri lungo la scogliera verdeggiante.
Non è consigliabile fare il bagno in mare a causa delle forti correnti e dell’alta marea ma le condizioni sono adatte per passeggiate e per il beachcombing alla ricerca di conchiglie colorate e frammenti di corallo.
Bali è sinonimo di massaggi e benessere: la Spa del Bulgari Resort è all’interno di un padiglione in legno antico intagliato importato dall’isola di Java nel tipico stile di una casa indonesiana joglo e al suo interno si trova un’altra piscina e un’area relax. Il rito del massaggio balinese prevede lo scrub dei piedi in una catinella piena d’acqua e fiori e il tasting dell’olio essenziale preferito per il massaggio. Il trattamento viene effettuato in una stanza aperta vista oceano.
L’altro piccolo grande lusso è la policy su check-in e check-out flessibile (unico caso sull’isola) che in un viaggio intercontinentale con tante ore di volo è assolutamente indispensabile e gradito. Inoltre non sono richieste carte di credito all’arrivo perché l’ospite si deve sentire a casa propria.
Dei 3 ristoranti della struttura – più un lounge bar – spicca Il Ristorante dello chef stellato Luca Fantin che propone cucina italiana rivisitata e che ha il suo quartier generale nel Bulgari Hotel di Tokyo. A guidare la cucina del resort lo chef Alessandro Mazzali che ama decorare i suoi piatti con fiori colorati. Da provare il menu degustazione 7 portate (che in realtà diventano 10 con i vari amuse-bouche dello chef) abbinate a vini italiani.
Ulaman Bali – Tabanan (2° tappa)
Il viaggio è proseguito verso un’altra location iconica, Ulaman Bali, un eco-luxury retreat immerso nella giungla a 20 minuti da Canggu, nei dintorni di Tabanan. L’incredibile architettura del resort pluripremiato mi era apparsa più volte su Instagram.
Le stanze-ville con grandi tetti curvilinei interamente realizzati in bamboo sembrano nidi d’uccello sospesi sull’acqua. Alcune hanno la piscina privata, tutte un patio esterno sospeso su un lago artificiale.
L’architettura mi ha molto ricordato i film di agente 007 per le forme avveniristiche ma al tempo stesso tempo integrate nella natura. Il resort offre un lusso inatteso in un’ambiente sostenibile. Tutti i giorni è possibile praticare yoga e meditazione sull’albero, nuotare nelle due piscine e usufruire dei servizi Spa.
L’attuale proprietà canadese sta realizzando accanto al resort una nuova struttura ancora più scenografica che dovrebbe inaugurare il prossimo anno.
Il resort è a pochi chilometri da Pura Tanah Lot uno dei templi sul mare più importanti e venerati dai balinesi che consiglio di visitare al tramonto.
Ubud (3° tappa)
Ubud è diventata negli ultimi anni la meta più di tendenza di Bali. Tutti mi avevano decantato e caldamente consigliato la località dove ho trascorso due notti all’Adiwana Svarga Loka, un buon hotel immerso nel verde a un chilometro dal centro.
Ma personalmente sono rimasta un po’ delusa da Ubud. La città ha perso molto del suo fascino spirituale di un tempo, è super trafficata e anche solo fare una passeggiata può mettere seriamente in difficoltà i vostri polmoni visto il traffico paralizzato nell’unica strada che l’attraversa.
Tuttavia merita una visita il Palazzo di Ubud e il Pura Taman Saraswati che offrono un gradito sollievo dai marciapiedi affollati. Per quanto riguarda i ristoranti c’è l’imbarazzo della scelta a Ubud, dai più economici al raffinatissimo ed esclusivo Locavore NXT dai prezzi elevati e molto difficile da prenotare.
Prima di raggiungere Ubud lungo la strada Dewa ci ha fatto visitare i campi di riso terrazzati di Jati-Luwih, 195 chilometri quadrati di coltivazioni protette dall’Unesco. Il paesaggio è da cartolina e i gradoni di un verde intenso sembrano enormi impronte digitali.
Qui il subak, una complessa tradizione agricola (e religiosa) risalente al IX secolo è ancora profondamente radicata. Consiste nella condivisione di un’unica fonte d’acqua da parte di un gruppo di coltivatori di riso, una sorta di cooperativa agricola.
Altro tempio da visitare il Pura Ulun Danu Bratan, tra i più iconici e architettonicamente interessanti. Fu costruito nel 1634 sulle sponde di un lago ed è un luogo di culto per gli hinduisti balinesi. L’acqua è un elemento ricorrente nei templi: oltre ad avere un significato sacro li rende esteticamente molto belli.
Sempre nei paraggi si trovano le cascate Banyumala: sono gemelle e si raggiungono scendendo per mezz’ora lungo un sentiero sconnesso. Sembra di non arrivare mai ma poi appaiono davanti agli occhi immerse nelle foresta pluviale.
Portate un asciugamano perché fare il bagno nell’acqua fresca e pulitissima del lago è impagabile. Ho provato una grande energia mettendomi sotto il getto forte dell’acqua, una sensazione unica e di grande impatto fisico ed emotivo. Per risalire al parcheggio si pùò saltare su un taxi-scooter.
Altro spot Instagram in zona è il Kayu Putih, un albero di fico gigante poco lontano da Ubud, vecchio oltre 700 anni. Dovrebbe essere il più antico e il più imponente dell’isola, anche conosciuto come Kapok tree o Bayan ancient tree. Abbracciatelo e fatevi una foto, merita la fermata!
Le isole dell’isola madre: Nusa Penida e Gili Air
In un viaggio a Bali non può mancare una tappa nelle isole minori. Dopo un’attenta scelta ho optato per due località molto diverse tra loro. La selvaggia e aspra Nusa Penida più vicina a Bali, e una delle 3 isole Gili, più vicine a Lombok: Gili Air, il giusto compromesso tra la modaiola e nottambula Gili Trawangan e la tranquilla Gili Meno.
Le isole sono raggiungibili con dei fast-ferries ma è importante scegliere la compagnia giusta e più sicura visto che il mare da attraversare non è dei più calmi.
Nusa Penida (4° tappa)
Per raggiungere Nusa Penida – dove mi sono fermata 2 notti – si parte dal porto di Sanur a un’ora da Ubud. Da un anno l’imbarcadero è dotato di un molo in cemento e l’attracco delle imbarcazioni è più agevole (prima bisognava mettere i piedi nell’acqua). La tratta viene coperta dalla compagnia di navigazione Angel Billabong e il viaggio dura 45 minuti.
Alle prenotazioni di tutti i ferries ha sempre provveduto l’ottimo Dewa. Noi abbiamo dovuto solo ritirare e pagare il biglietto in porto. Ad attenderci all’arrivo Indrayana, il driver guida – sempre contattato da Dewa – che ci ha assistito per 2 giorni portandoci nei punti più panoramici dell’isola evitando le ore di punta e scattando meravigliose foto.
Ho scelto di dormire nel centro dell’isola e non sul mare: il Mesare è un eco-resort molto suggestivo costruito con canne di bamboo, comprese le pareti dalle cui fessure entrano spicchi di luce e si sentono in modo netto i suoni della giungla giorno e notte. Confesso che anche la sala da bagno con il concept alla balinese, metà coperta metà scoperta nella zona doccia non mi dava molta sicurezza.
Ma in due giorni e due notti non sono mai entrati insetti o animali nella stanza, neppure una zanzara. L’hotel offre un servizio massaggi, il ristorante sulla piscina e tanto relax. https://themesareresort.com
E’ importante affidarsi a un autista perché le strade sull’isola sono strette, tortuose e maltenute e solo un driver esperto riesce ad affrontarle con una certa maestria.
Il fascino di Nusa Penida è nella sua morfologia che la rende un’isola selvaggia e piena di energia. I punti panoramici sono Atuh Beach, dove poter trascorrere anche qualche ora sulla spiaggia, Diamond Beach, Broken Beach, Angel Billabong e la famosissima T-Rex Bay dalla forma di tirannosauro, uno dei punti più instagrammabili di tutta l’Indonesia. Anche in questo caso Indrayana conosce l’angolo migliore e meno affollato da dove scattare la foto.
A Nusa Penida è possibile anche fare snorkeling. L’escursione più richiesta è a Manta Bay, la baia dove poter avvistare le mante. Personalmente non ne ho viste e la sconsiglio a meno che non si parta molto presto al mattino. Merita invece una nuotata Crystal Bay. In generale i fondali non sono in buono stato a causa del cambiamento climatico e solo alcune calette hanno una flora e fauna marine degne di un mare tropicale.
Gili Air (4° tappa)
E’ la vera sorpresa di questo viaggio. Insieme a Gili Meno e Gili Trawangan le Gili sono 3 isolette maldiviane dal mare cristallino e la sabbia bianca. Da Nusa Penida il fast ferrie della compagnia Eka Jaya che consiglio perché più grande e stabile sul mare, ha impiegato 4 ore e mezzo facendo varie fermate. Gili Air è praticamente l’ultima.
L’isola ha una circonferenza di 5-6 chilometri, si percorre a piedi in un’oretta. Non ci sono auto, solo motorini elettrici e carretti con piccoli cavalli che aspettano il turista al porto.
Ottima la scelta dell’hotel: il Pelangi Cottage si trova nella parte ovest dell’isola, affacciato sul mare con un simpatico ristorante e la classica altalena immersa nell’acqua quando sale l’alta marea. Il mio pasto preferito: spring chicken rolls, edamame e birra radler.
Il personale è super accogliente e la sera organizzano concerti live al tramonto. Uno dei luoghi più animati e frequentati dell’isola che va vissuta a piedi nudi sulla spiaggia. Anche a Gili ho fatto il massaggio quotidiano in un piccolo centro sulla spiaggia al costo di 8 euro.
L’isola è deliziosa, piena di negozietti, ristoranti e gente allegra. Ogni acquisto si trasforma in una piccola esperienza di vita. Ho adorato l’anello che ha realizzato davanti ai miei occhi un giovane balinese di nome Mahendra. Potete trovare le sue creazioni sull’account instagram @gilijewellery.
A Gili Air ho comprato anche un ukulele, tipico strumento indonesiano, in una bottega dove ho chiacchierato a lungo con il proprietario.
L’escursione più gettonata è alla scoperta delle tartarughe marine. Ne ho vista una gigante e sono rimasta soddisfatta. Il tour individuale è stato organizzato dall’hotel con una piccola barca, senza folla. Durante il giro si fa snorkeling anche intorno alle altre due isole con la possibilità di vedere le statue sommerse di Gili Meno.
Il progetto chiamato Nest (Nido) è opera dello scultore inglese Jason de Caires Taylor: le 48 statue disposte in circolo a grandezza naturale simboleggiano la continuità e la vita.
Seminyak: la capitale trendy di Bali (6° tappa)
Seminyak va assolutamente vista. All’arrivo o prima di ripartire. Molti vi diranno che non ne vale la pena. Ma credo sia una tappa fondamentale per capire anche l’aspetto più trendy dell’isola.
Da Gili Air, sempre con la compagnia Eka Jaya (questa volta il viaggio è diretto senza fermate) in un’ora e mezzo di mare piuttosto ostile si arriva a Padang Bay. Da lì prima di raggiungere Seminyak si può fare una visita al tempio sull’acqua Taman Tirta Gangga. E’ anche conosciuto come il palazzo sull’acqua, residenza estiva dell’ultimo re nel 1946. I visitatori possono camminare sull’acqua con un curioso effetto ottico e dar da mangiare alle grandi carpe che popolano il laghetto.
Sconsiglio invece senza nessun dubbio il tempio di Lempuyang, famoso per una foto che gira ovunque sui social. In realtà è un fake, ottenuto mettendo uno specchietto sotto il cellulare che dà l’effetto dell’acqua dietro la porta del tempio. Vi dovrete mettere in fila con il numeretto e pagare per il servizio: una foto uguale per tutti. Con tanti templi meravigliosi questo è il meno bello anche dal punto di vista estetico.
Seminyak è un laboratorio di idee, architetture e design innovativo. Troverete locali pazzeschi sulla spiaggia (non bella ma con tramonti da urlo), negozi top e alberghi di ultima generazione. Uno di questi è The Potato Head, un piccolo villaggio della sostenibilità con un boutique hotel e un beach club. Tutti gli arredi e parte delle strutture sono in plastica o materiali riciclabili.
Si accede alla spiaggia da un tunnel di bamboo lungo 120 metri. Fuori dal ristorante c’è una collinetta realizzata con 5 mila ciabatte colorate diventate opera d’arte. I soffitti e le pareti del locale sono costruiti con pezzi di persiane inutilizzate e il food è rigorosamente no-waste. E’ possibile fare un tour guidato del sito dove vengono mostrati i benefici del recycling anche nella gestione di una struttura turistica.
https://seminyak.potatohead.co/feast/beach-club
Altro locale top è La Brisa (il nome è spagnolo dai proprietari). Si trova nella modaiola Canggu famosa per le ville da sogno, raggiungibile con un taxi scooter da Seminyak per evitare il traffico infernale. E un beach club stupendo, immerso in una foresta di palme con piscine, ristoranti, lettini, tavoli, negozi. Il cibo è nella media ma alla Brisa si va per il tramonto e per vivere un’esperienza cool.
Shopping a Bali
Bali è la patria dello shopping. Ovunque si trovano mercatini e negozietti di artigianato locale. Ma la qualità è piuttosto scadente e la maggior parte dei prodotti e oggettistica sono esportati in Europa, quindi è difficile trovare articoli esclusivi. Personalmente ho comprato qualche maglietta di cotone e un paio di kimono lunghi a vestaglia in misto seta.
E’ difficile che i tessuti siano di seta 100% ma cercando si trova qualcosa. E’ d’obbligo la trattativa per abbassare i prezzi che in generale non sono cari. A Semimyak ci sono boutique di alto livello con articoli di qualità ma ovviamente i costi sono più elevati.
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